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MANUALE D'ALLEVAMENTO DEL CANARINO DI COLORE 








LA RIPRODUZIONE

 



Ho sempre letto, in vari libri, che per iniziare ad allevare è bene individuare un numero limitato di tipi di canarino al fine di conoscerli bene e potersi specializzare su di essi. E’ però vero che quando ha inizio la nostra passione siamo attratti dalle più svariate tipologie di canarino e siamo spinti dall’entusiasmo ad acquistare soggetti più assortiti possibile.
 
Se vado a ripercorrere l’esperienza personale, ricordo che l’approccio iniziale con l’ornitofilia passò attraverso canarini di tutte le specie, tutti piuttosto scadenti come qualità, dai colori più disparati, qualche ciuffato, qualche lipocromico, qualche nero ecc., accozzando maschi e femmine senza una precisa logica selettiva.
 
La prima gabbia fu una grossa voliera rotonda e ottonata in cui svolazzavano i miei canarini superassortiti che a tutto pensavano meno che ad accoppiarsi e riprodursi; i maschi si rincorrevano di continuo e le femmine a mala pena riuscivano ad abbozzare un nido prima che le altre lo disfacessero: risultati riproduttivi pessimi!
 
La mia esperienza di allevatore ricevette una svolta allorché ebbi la fortuna di conoscere un esperto allevatore fiorentino (Giovanni Magherini), il quale ebbe il buon cuore di indirizzarmi verso una cultura ornitofila migliore, e mi avviò all’allevamento con due coppie selezionate: una composta da maschio bianco recessivo e femmina gialla (portatrice di bianco, poiché la prole nacque per metà bianca e per metà gialla), mentre l’altra era composta da maschio e femmina satiné rosso mosaico. L’amico Magherini mi spiegò il tipo di gabbia da utilizzare per l’accoppiamento e mi dette tante altre piccole ma importanti nozioni sull’allevamento e sulla selezione.
Da allora cominciai a reperire libri specializzati sul canarino, sull’allevamento e sulla genetica fino ad acquisire tante nozioni che, applicate sul campo, mi hanno permesso di arrivare ad allevare a buoni livelli.
 
Non ultima, è stata fondamentale la frequentazione di mostre ornitologiche in varie città d’Italia e all’estero e di conseguenza la conoscenza di allevatori esperti e disponibili a trasmettere tante importanti informazioni ( a volte veri e propri segreti….) per l’allevamento del canarino.


LA SCELTA DEI RIPRODUTTORI



Una volta superata la prima fase di esperienza, come descritto precedentemente (ma ricordiamoci che anche quei momenti sono importanti per una crescita graduale nella conoscenza ornitologica), frequentando mostre e facendo visita ad allevatori già esperti, si riesce ad individuare quello o quei tipi di canarini che ci attraggono particolarmente e sui quali va focalizzata la nostra attenzione; ci indirizzeremo sui Canarini di Colore o su quelli di Forma e Posizione Lisci oppure sugli Arricciati o ancora invece sui Canarini da Canto. L’importante, a questo punto, è concentrare la nostra scelta su alcuni tipi ben definiti e a quelli dedicare il nostro impegno di allevatori.
 
E’ fondamentale iniziare bene! E’ preferibile allevare qualche coppia in meno, ma puntare sulla qualità più che sulla quantità.
 
A questo punto è d’obbligo fare una premessa: l’aspetto economico gioca un ruolo molto importante sulle scelte iniziali, poiché il prezzo dei soggetti riproduttori può variare in base alla qualità e alla selezione degli stessi. E’ superfluo dire che i migliori soggetti si possono reperire presso allevatori referenziati ed ormai affermati attraverso innumerevoli successi espositivi, come è anche vero che il tuo negoziante di fiducia, se esperto del settore, ti può aiutare ad acquisire delle buone coppie da riproduzione. Certo è che in principio la tua scarna esperienza ti obbligherà ad affidarti ad altre persone, più pratiche di te, in questa scelta così importante; solo negli anni successivi, attraverso la pratica dell’allevamento, la partecipazione alle prime mostre e la conoscenza più approfondita degli standard richiesti, potrai accedere a scelte autonome.
 
Alcuni consigli che si possono dare, frutto dell’esperienza personale, sono i seguenti:
-          Si prediligono, solitamente, soggetti giovani che non hanno ancora riprodotto e che pertanto non sono stati scartati dall’allevatore per appurate tare e incapacità di accoppiarsi o allevare i piccoli. Personalmente, quando individuo un soggetto particolarmente interessante (soprattutto se maschio), non ripudio l’idea di provarlo nel mio allevamento anche se non è giovanissimo.
-          Si cerca di evitare soggetti con tare evidenti, esempio: mancanza di uno o più dita, piumaggio difettoso e scomposto, depigmentazioni evidenti (cioè piume o penne bianche) nel piumaggio di un canarino scuro o viceversa macchie scure su un canarino a fondo chiaro (un bianco, un rosso o un giallo), becco allungato nella parte superiore o in quella inferiore, ecc.
-          Vanno sicuramente scartati quei soggetti che non si presentano in buono stato di salute: canarini gonfi e “impallati”, oppure instabili sul posatoio per problemi alle zampe, o quelli che respirano affannosamente. Il canarino deve avere un comportamento fiero e vivace, non deve essere statico sui posatoi ma si deve muovere continuamente nella gabbia, non deve tenere la testa sotto l’ala se non all’imbrunire quando cioè si appresta al riposo notturno.
-          Per verificare la buona salute  e tutti gli altri aspetti del soggetto prescelto, questo deve essere presentato in gabbia singola e non in mezzo a tutti gli altri; solo così se ne potranno verificare eventuali carenze e nel contempo apprezzarne le migliori qualità.
-          Si predispone un numero di femmine superiore rispetto a quello dei maschi, poiché durante la deposizione delle uova o altre fasi della riproduzione, la femmina è più soggetta ad avere problemi rispetto al maschio, per cui è sempre bene avere a disposizione delle riserve; ed anche perché un buon maschio “razzatore” può essere accoppiato con più femmine. Questo tipo di accoppiamento, che prevede di passare lo stesso maschio a più femmine durante il periodo degli accoppiamenti, è utile per fissare certe caratteristiche e dare una certa uniformità alla linea dei canarini allevati.
-          Acquistare soggetti che si avvicinano il più possibile agli standard richiesti, compensando eventuali difetti di uno con la massima espressione di pregio dell’altro. Esempio: sui canarini di colore, se abbiamo individuato un bel maschio che presenta un buon colore di fondo (lipocromo), ma è un po’ piccolo di taglia, si dovrà affiancargli una femmina di buona forma e taglia grossa per compensare il difetto del maschio. Oppure entrando nel merito dei canarini melaninici, cioè quei canarini con sottopiuma scuro e che generalmente presentano un disegno più o meno evidente su gran parte del corpo, se abbiamo individuato un maschio buono per forma e colore, ma il cui disegno risulta carente e poco visibile, in particolare sulla testa, allora cercheremo una femmina che sicuramente compensi questo difetto con la testa ben disegnata. Gli aspetti tecnici di cui tener di conto sono innumerevoli , ma per questi vi rimando a quelle pubblicazioni di grande qualità alle quali ho già fatto riferimento.
E’ bene formare coppie di canarini provenienti dallo stesso allevatore, soprattutto se abbiamo verificato che questi ha ottenuto buoni risultati costanti nel corso degli anni; ciò significa che il “ceppo” di quel tipo di canarino è già fissato e quindi i soggetti di quell’allevatore portano con se un bagaglio genetico che offre garanzie di buoni risultati anche per la nostra coppia. Non tutto è così scontato, poiché i fattori che influiscono sugli esiti finali sono molteplici e di varia natura; certo è che la combinazione genetica di soggetti provenienti da allevamenti diversi, presenta molte incognite e spesso non porta a risultati apprezzabili sotto l’aspetto qualitativo dei novelli riprodotti. In fin dei conti perché non approfittare del lavoro svolto per anni da un allevatore esperto che mette a tua disposizione soggetti di comprovata qualità selettiva? Molti dicono: “I canarini ce li dobbiamo fare da soli!”. Questo e vero, ma è anche vero che conviene sempre partire con soggetti di una linea selettiva accreditata che non inventarsi combinazioni di dubbia affidabilità. Ciò non toglie che, attraverso la nostra passione ed il nostro lavoro, possiamo arrivare a costruirci un ceppo di qualità, tutto nostro, e consolidato nel tempo.
 
 
LA PREPARAZIONE ALLE COVE

La procedura che applico nel mio allevamento durante la preparazione dei riproduttori alle cove è la seguente.
Una volta terminato il periodo delle mostre, quindi a fine anno, dopo aver lavato e disinfettato tutte le gabbie cova, scelgo i maschi che ritengo migliori per l’accoppiamento e li sistemo uno per ogni gabbia.
Attualmente predispongo 180 gabbie da riproduzione.
Le femmine viceversa rimangono alloggiate nelle volierette, senza stiparle eccessivamente, mettendo loro a disposizione svariati tipi di alimenti che poi analizzeremo.
Mi lascio sempre a disposizione un numero di femmine superiore rispetto a quello dei maschi (generalmente un 30% in più), poiché so per esperienza che durante gli accoppiamenti le femmine sono più soggette ad inconvenienti che ne possono precludere la capacità riproduttiva: alcune non riescono a deporre le uova, altre muoiono durante la deposizione per loro carenze fisiologiche, altre ancora si dimostrano cattive nutrici con i loro piccoli, ecc.
E’ bene pertanto avere una “scorta” di femmine per cercare di ottimizzare i risultati riproduttivi senza essere costretti ad insistere con accoppiamenti che non possono darci esiti positivi. Il tutto sempre nell’ottica della qualità e della selezione: anche le femmine che lasciamo di scorta devono avere buoni requisiti e caratteristiche che ben si adattino con i maschi prescelti.
Maschi di scorta ne lascio massimo un paio, poiché qualche buon maschio riproduttore lo posso far “girare” con più femmine.
Appena effettuata la scelta dei riproduttori, inizio ad allungare la durata della giornata, grazie al programmatore luce, mediamente di venti minuti alla settimana.
In questa fase inizio a variare l’alimentazione, differenziandola tra maschi e femmine. Risulta fondamentale, a questo punto, l’apporto dei “probiotici”.
 

I PROBIOTICI
 
Ho cominciato anni fa  a sentir parlare fra i vari allevatori e a leggere le pubblicità su riviste specializzate sull’utilizzo di queste sostanze. I probiotici sono sostanze naturali (esistenti in natura), la cui concentrazione mirata nell’ambito dell’alimentazione degli uccelli, ne determina un rafforzamento delle difese immunitarie. Queste sostanze rallentano e tengono sotto controllo il processo di moltiplicazione batterica patogena nell’organismo dei nostri uccelli. Aiutano pertanto i canarini a difendersi dalle patologie che spesso infestano i nostri allevamenti. Ho constatato nel corso degli anni che questi prodotti, se utilizzati con costanza e secondo le modalità consigliate dalle ditte produttrici, determinano una condizione generale di benessere negli uccellini, che influisce positivamente sullo svolgimento di tutte le fasi della loro vita.
Cito di seguito alcuni di questi prodotti comunemente in commercio, che secondo la mia esperienza vale la pena di utilizzare: “MIRACLE” (Canariz), “NATURBIOTIC” e “FERMENTOS PLUS”(Chemi-vit), “FITOBIOL” e “NISTAMYN” (Pineta), “SPIRULINA” e “BEE POLLEN” (Ornitalia), “QUIKON MED” (Quiko),  “PROBI-ZIME” e “BIO DIGEST” (Orlux), non ultimo “AVES” (distribuito da Ornitalia, ottimo prodotto!) e altri ancora.
I probiotici vanno somministrati sia ai maschi che alle femmine, mescolati con il pastoncino. Il pastoncino che utilizzo in questo primo periodo di avvicinamento alle cove lo ottengo unendo in parti pressoché uguali un pastone morbido (generalmente quello utilizzato durante il periodo della muta, con un livello piuttosto alto di lipidi e con valore proteico mediamente basso) ed il pastone secco da riproduzione che intendo usare poi durante le cove (questo è un pastone all’uovo con basso tenore di grassi e alto livello proteico).
Man mano che ci si avvicina al periodo degli accoppiamenti, viene diminuita la percentuale del pastoncino morbido e aumentato quello secco all’uovo.
Alle femmine si comincia a somministrare semi germinati, due volte alla settimana, da soli oppure mescolati con il pastoncino secco all’uovo.
La crescita graduale del valore proteico degli alimenti è un fattore molto importante nell’economia dell’allevamento, poiché le proteine rappresentano uno degli elementi primari che influiscono sulla maturazione sessuale dei riproduttori e stimolano quindi all’accoppiamento.
 

“ LA POLENTINA ”



Ai miei canarini, in questo periodo, comincio a somministrare “ LA POLENTINA ” (prodotto esclusivo de “ La Voliera ”), che consiste in una pappa simile per aspetto ad una polenta, a base di semolino latte ed uovo. Alle femmine ne metto a disposizione delle grosse ciotole quasi tutti i giorni, mentre ai maschi ne somministro piccole quantità un paio di volte alla settimana. I canarini ne vanno ghiotti e l’utilità di questo alimento sarà lampante durante l’allevamento e lo svezzamento dei piccoli.
Da quanto detto si evince che l’alimentazione di questo periodo risulta più ricca  e assortita per le femmine che non per i maschi, per i quali bisogna far attenzione che non ingrassino eccessivamente, rischio che può compromettere la loro fertilità.
In questo periodo, e solo ai maschi, si può somministrare della “vitamina E”,. facendo però attenzione a non eccedere nelle dosi, col rischio di determinare un’eccessiva eccitazione dei soggetti che risulteranno poco avvezzi ad accudire i piccoli e troppo focosi nei confronti della femmina (io da alcuni anni ne faccio completamente a meno non ritenendolo un elemento determinante sulla fecondità dei riproduttori; quindi i fattori essenziali risultano luce e proteine).


I TRATTAMENTI PRE-COVA

Quando si avvicina il momento di accoppiare, tutti gli anni in questo periodo, effettuo un “trattamento precova”.
Il trattamento consiste nella somministrazione mirata di sostanze curative che agiscono in maniera preventiva su fattori batterici non evidenti e che al momento di inizio cove magari non si manifestano, ma che, se non combattuti preventivamente, possono diventare letali durante le cove per la salute dei novelli e dei riproduttori.
Con l’esperienza e grazie alla consulenza di amici allevatori (mi preme citare Luigi Repetti, persona di grande rispetto e di alta conoscenza ed esperienza ornitologica), sono arrivato ad individuare quei prodotti che mi offrono estrema garanzia di efficacia nei risultati. Solo per le femmine somministro (con una sequenza ben precisa) un prodotto che combatte in maniera sostanziale e risolutiva il problema dei coccidi, annoso per la salute delle femmine nell’atto della deposizione (ho risolto in maniera pressoché definitiva il problema delle uova ritenute, le femmine costruiscono il nido con meticolosità, la deposizione avviene con regolarità, quasi tutte depongono 4-5 uova e le covano con estrema tranquillità e affidabilità senza abbandonarle e senza “impallarsi”). Alternato ai giorni di somministrazione di questo prodotto, metto nell’acqua a disposizione delle femmine un vitaminico (gruppi “B” e “K”). La fase successiva prevede la somministrazione, per circa una settimana, sia a maschi che femmine di un antibiotico ad ampio spettro associato ad un prodotto antimicotico. Terminato questo, ancora vitaminico. Adesso possiamo accoppiare!
L’argomento sui trattamenti precova è sempre stato molto dibattuto tra gli allevatori e spesso non confortato da veterinari specializzati in materia.
Devo premettere che nella nostra attività (negozio “ La Voliera ), siamo sempre affiancati da supporto medico-veterinario con analisi periodiche a campione delle feci dei volatili presenti; effettuiamo inoltre analisi più approfondite e mirate in presenza di patologie più complesse e nei confronti di certi esemplari (soprattutto pappagalli di grossa taglia) la vendita dei quali viene accompagnata dai risultati delle analisi effettuate da un laboratorio di fiducia.
E’ anche vero che negli allevamenti di canarini quasi sempre le cause di mortalità dei novelli sono ricorrenti e quasi sempre associate alla presenza di eccessive cariche batteriche patogene o alle micosi. E’ per questo che ormai da anni ho acquisito la consuetudine di effettuare lo stesso trattamento pre-cova mirato all’eliminazione delle principali cause di mortalità dei piccoli, con risultati egregi.
Alcuni allevatori non amano dichiarare i propri allevamenti antibiotico-dipendenti, ma in cuor loro non rinuncerebbero mai all’utilizzo di qualche alchimia che gli possa garantire la salute dei propri novelli.
Personalmente sono contrario ad un utilizzo sistematico e continuativo degli antibiotici nell’allevamento, poiché determina sicuramente un indebolimento di tutto il ceppo dei canarini, con abbattimento delle difese immunitarie e di conseguenza canarini destinati prima o poi a mettere in luce le proprie carenze organiche.  Ritengo anche che l’estrema selezione raggiunta in molti ceppi di canarini ha determinato un certo impoverimento delle difese immunitarie degli stessi, provocando carenze fisiologiche che si ripercuotono in tutte le fasi della loro vita e principalmente durante il periodo riproduttivo. Pertanto, poiché la selezione e gli obbiettivi espositivi sono fattori irrinunciabili per la nostra passione, ritengo che sia necessario un uso preventivo e mirato di certi prodotti che presentino tutte le garanzie di qualità ed efficacia.
E’ altrettanto importante conoscere la posologia dei medicinali utilizzati, non occorre inventare dosaggi o metodologie strane, quanto attenersi alle modalità indicate o consigliate da chi già ne ha sperimentato l’utilizzo.
 





LA FORMAZIONE DELLE COPPIE

E’ uno dei giorni più emozionanti di tutto l’anno di allevamento: si decidono le coppie e pertanto il futuro della nostra appassionante avventura.
Dall’abbinamento dei maschi con le rispettive femmine scaturiranno i frutti della nostra avvincente passione, e se saremo stati bravi nel selezionare e nel combinare i fattori genetici e fenotipici avremo successivamente tutte quelle soddisfazioni alle quali aspiriamo e per le quali abbiamo speso un anno di sacrifici e di denaro.
Non entro in merito ai criteri selettivi dei quali, come anticipato, è già stato scritto più volte da emeriti personaggi del mondo ornitologico, ma voglio trattare un po’ più a fondo le tecniche di accoppiamento.
Avevamo lasciato i nostri maschi prescelti soli e soletti nelle gabbie cova, uno per ognuna di esse, mentre le femmine se ne stavano tranquille a “pascolare” nelle volierette; ma adesso è venuto il loro momento!
Osservando il comportamento si nota che i maschi si muovono con grande agitazione nella loro gabbia intonando canti di richiamo sempre più intensi e sbattendo le ali con atteggiamento fiero e possente; è il momento in cui il maschio presenta la migliore espressione del suo corpo e del suo piumaggio, come a pretendere dalle femmine di essere il prescelto fra tutti gli altri maschi suoi contendenti.
Le femmine, dal canto loro, attratte dal canto dei maschi e stimolate sia dall’alimentazione appropriata che dalla luce del giorno che va progressivamente ad aumentare nella sua durata, cominciano a svolazzare portando in bocca piccoli pezzi di carta o di fibre raccolte qua e là nella voliera.
A questo punto, individuata la femmina, la alloggio nella gabbia cova, divisa dal maschio prescelto, mediante l’apposito separatore in dotazione. Questo primo periodo di convivenza dei due soggetti nella stessa gabbia, divisi da una semplice rete metallica, consente a loro di affiatarsi ed evitare le possibili scaramucce che spesso si scatenano in coppie appena assemblate.
Terminata, con lo stesso criterio, la formazione di tutte le coppie, dopo qualche giorno di ambientamento, colloco il nido (utilizzo cestini in vimini di diametro 11- 11,5 cm con portando in ferro ad anello da applicare all’interno della gabbia) nel lato della gabbia occupato dalla femmina e le metto a disposizione la juta lavorata intrecciata alle sbarre della gabbia. Inizialmente la femmina, non ancora pronta, si dimostra incerta nella costruzione del nido e sparge la juta qua e là; dopo qualche giorno, però, si capisce che il momento è arrivato quando la femmina riempie tutto il cestino in maniera laboriosa e comincia a darle la forma definitiva.
E’ il momento di togliere il divisorio della gabbia e consentire al maschio di avvicinarsi alla femmina che si dimostrerà ben disposta ad accettare il corteggiamento e l’accoppiamento.
Per rifinire e imbottire meglio il cestino metto a disposizione della femmina un ciuffo di juta mescolata con sisal e cotone. Con il cotone la femmina imbottisce tutta la base del nido dove verranno deposte le uova, rendendo il giaciglio più soffice e composto.
Per ottenere ancora più efficacia nella fecondazione delle uova da parte dei maschi è opportuno, una volta collocate le femmine nella gabbia cova, togliere i maschi e metterli, tutti insieme, nella voliera. Con questo metodo i razzatori, rincorrendosi, perderanno  i grassi superflui e saranno maggiormente stimolati ad accoppiarsi con la femmina; questo avverrà nel momento in cui la femmina starà costruendo in maniera convincente il suo nido e sarà pertanto pronta a ricevere il maschio per l’accoppiamento.


LA PRIMA COVA

 



Dopo qualche giorno ecco finalmente il primo uovo!
Solitamente durante la prima cova ho l’abitudine di non sostituire le uova e ho verificato nel corso degli anni che la schiusa non avviene con grande distanza temporale tra il primo e l’ultimo deposto. Questo è dovuto al fatto che la femmina entra in “febbre” (aumento naturale della temperatura corporea) solo al quarto giorno e cioè in concomitanza con la deposizione del quarto uovo. Il problema può sorgere in presenza di successive deposizioni del quinto o addirittura del sesto uovo: in questo caso potrò provvedere dopo la schiusa a dirottare gli ultimi nati in altri nidi.
Una volta che la femmina si è messa a covare in maniera convincente, decido se separarla o meno dal maschio. Dipende molto dal comportamento del maschio stesso: se questo si comporta in maniera tranquilla accompagnando con pazienza la propria partner durante tutto il periodo della cova fino alla schiusa, allora posso decidere di lasciarlo con la femmina; se viceversa lo vedo agitato ed irruento (certi maschi cercano di coprire la femmina mentre questa sta tranquillamente covando, altri vanno al nido a tirare via i fili di juta come ad invogliare la femmina a ricostruire un nuovo nido abbandonando le uova per accoppiarsi nuovamente), allora lo separo.
In questa decisione va tenuto di conto anche di altri fattori: se il maschio è molto apprensivo nei confronti della femmina e gli fornisce di continuo il cibo andandola ad imbeccare, ciò può rendere la femmina un po’ pigra e disinteressata a procurarsi il cibo che le viene fornito con così grande diligenza e abnegazione dal proprio partner. Questo fatto può ripercuotersi in negativo sul comportamento della femmina che, una volta schiuse le uova, potrà dimostrarsi poco attiva nella ricerca del cibo per imbeccare i piccoli aspettando sempre e solo che il maschio glielo procuri, tutto ciò a discapito dei propri pullus.
Nella maggioranza delle coppie di solito decido di tenere il maschio con la femmina durante tutto il periodo della cova delle uova. Per quelle coppie che decido di dividere,
questa scelta non incide quasi mai sulla cova della femmina che, una volta inserito il divisorio fra lei ed il maschio, dopo un primo momento di smarrimento, torna tranquillamente a covare le proprie uova.
 
L’alimentazione di questo periodo è la seguente: fino alla deposizione del secondo-terzo uovo somministro alla coppia, a giorni alterni, del pastoncino all’uovo inumidito con semi germinati oppure della polentina. Quando la femmina comincia a covare le lascio a disposizione solo il misto di semi e ogni tre-quattro giorni le fornisco una piccola dose di polentina. Al dodicesimo giorno di cova inizio a darle una piccola quantità giornaliera di pastoncino all’uovo inumidito con i semi germinati. Il maschio, se nel frattempo è
separato dalla femmina, ha a disposizione solo il misto di semi.


LA SCHIUSA DELLE UOVA E LA CRESCITA DEI NIDIACEI

 



Dopo 5-6 giorni dall’inizio della cova faccio la “speratura” delle uova per controllare che siano state fecondate. Per fare questo utilizzo l’apposita lampadina “sperauova”. Illuminando da vicino le uova, senza toccarle con le dita, vedo se l’interno ha assunto un colore rossastro, segno che l’embrione si sta sviluppando; se invece l’interno risulta di colore chiaro e si intravede ancora la forma del tuorlo distinto dalla chiara allora capisco (ahimé!) che l’uovo non è stato fecondato.
Non sempre le uova fecondate vanno a buon fine; questo perché non sono state adeguatamente covate dalla femmina o perché all’interno l’embrione è stato sopraffatto da cariche batteriche patogene che ne hanno compromesso la crescita (il trattamento precova sopra-descritto ha proprio lo scopo di limitare queste mortalità, “depurando” i genitori da agenti patogeni prima del concepimento della prole).
Dopo 13/14 giorni dall’inizio della cova, se tutto è andato per il meglio, avviene, nell’arco di poche ore, la schiusa delle uova !!
Ci si può accorgere del lieto evento verificando nel fondo della gabbia la presenza di gusci rotti, oppure osservando la femmina che, dopo due settimane di quasi totale immobilismo, si agita e controlla l’interno del nido aiutando i piccoli a rompere il guscio.
 
A questo punto, per quelle coppie in cui ho separato il maschio dalla femmina, tolgo il divisorio della gabbia e consento al maschio di avvicinarsi al nido e cominciare a collaborare con la femmina alla crescita dei piccoli.
Allevando da anni con il sistema della coppia fissa, ho potuto verificare che la stragrande maggioranza dei maschi collabora positivamente con la femmina per la crescita dei piccoli, una minima percentuale al più si disinteressa dei piccoli senza però disturbare la femmina, ed infine c’è una piccolissima percentuale di maschi che disturbano la femmina durante l’allevamento dei piccoli e che magari si dimostrano anche aggressivi contro di essi (in tal caso è opportuno separare il maschio e lasciare che la femmina allevi da sola i suoi pulcini).
 
E’ importante osservare con attenzione i comportamenti dei riproduttori e decidere per ogni coppia le modalità di allevamento!
 


ALIMENTAZIONE DURANTE LA CRESCITA DEI NIDIACEI

 
Questa è una fase importantissima, nella quale se sbagliamo gli equilibri alimentari mandiamo in fumo tutti gli sforzi e l’impegno profuso.
Il mio metodo di allevamento, per quanto riguarda l’alimentazione, è il seguente:

PASTONCINO: adopero un pastoncino secco bianco (senza coloranti, poiché allevo canarini di colore e cerco di evitare sgradevoli inquinamenti alimentari sulla purezza del colore) composto per il 60% dal nostro “BIOPAST albume d’uovo” (contenente il 30% di uovo)  e per il restante 40% da un altro pastoncino commerciale con le stesse caratteristiche (“ELITE” opp. “STELLA” opp. “ECCELLENT” opp. “ELISIR BIANCO” opp. “SIRIO”), lo integro con i probiotici (come precedentemente spiegato), poi aggiungo Vitamine, Sali Minerali (tutto in polvere per amalgamare bene con il pastoncino), Caseina, Soia e Lievito di birra (in misura da portare il valore proteico totale del pastoncino intorno al 19%). Il contenuto di grassi deve rimanere molto basso.



SEMI GERMINATI: adopero delle miscele già pronte in commercio (“NATURAL”, “PROGEO” e “ORNITALIA”), oppure preferibilmente me la compongo da solo con: niger (la base) – ravizzone (pochissimo per evitare colorazioni indesiderate che soprattutto nei canarini a fattore “opale” incidono negativamente sulla purezza dell’azzurro di remiganti e timoniere) – frumento – lattuga bianca – azuchi – girasole piccolissimo nero – sesamo – canapa.
Metto a bagno tutti i giorni la quantità di semi necessaria con l’aggiunta, nell’acqua, di  “SANISAN” (sanificante) e di “DEFENDER S” (prodotto che inibisce lo sviluppo dei miceti e delle muffe e quindi la produzione delle micotossine). Lascio a bagno per 24 ore, quindi li scolo in un grosso setaccio dove, dopo averli sciacquati molto bene, li lascerò germinare per 24/48 ore (dipende dalla temperatura ambientale, più alta è e più velocemente avviene il processo di germinazione). Il setaccio lo appoggio su un recipiente della stessa grandezza contenente poca acqua, la quale, evaporando lentamente, facilita la germinazione dei semi. Il germoglio del seme, all’atto della somministrazione ai canarini, deve essere piccolo e appena sbocciato; sono queste le condizioni ottimali, rispetto ai valori nutritivi, del seme germinato poiché se si eccede nello sviluppo del germoglio il seme può arrecare disturbi e conseguenze negative nell’organismo dei nostri piccoli uccellini. Una volta risciacquati e scolati bene, rovescio i semi germinati nel contenitore approntato per la preparazione del pastoncino da allevamento.

PREPARAZIONE DEL PASTONCINO DA ALLEVAMENTO: Questa preparazione deve essere fatta tutti i giorni, poiché nell’arco delle 24 ore il prodotto tende ad inacidirsi e pertanto non è riutilizzabile (io disdegno anche a mantenerlo per più giorni in frigorifero).


La percentuale degli ingredienti è la seguente: 60% di semi germinati + 40% di pastoncino secco all’albume d’uovo + il contenuto di un paio di tappi di “DEFENDER STARTER” (liquido appositamente studiato per inumidire i pastoncini secchi, ricco di propoli e pappa reale) + una spolverata di polvere per la preparazione della pappa per i nidiacei (“HRF PRETTY BIRD”).
Una volta messo nel contenitore tutto quanto il necessario, lo amalgamo valutandone via via la consistenza e la sofficità e correggendolo eventualmente se risulta troppo asciutto o troppo umido: il pastoncino deve essere soffice al tatto!
Devo dire, a questo proposito, che il “BIOPAST”, grazie alla sua grande capacità di assorbimento dei liquidi e al notevole contenuto di uovo (min. 30%), rende il pastoncino nel suo complesso estremamente soffice (con una grande resa volumetrica) e altamente appetibile da parte dei canarini.
Il pastoncino, preparato come descritto, lo somministro fresco ai miei canarini tutte le mattine.


LA POLENTINA : Questa è la grossa novità per l’allevamento. E’ un prodotto a base di uovo (albume nel mio caso), latte e semolino, di facile preparazione, che una volta pronto può anche essere congelato per utilizzi successivi. Io somministro la polentina tutte le sere, un cubetto per ogni coppia con i piccoli; essendo un prodotto morbido e rinfrescante oltre che altamente appetibile e nutriente, i miei canarini ne vanno golosi e con questa imbeccano a meraviglia i loro piccoli, anche nelle prime ore della mattina successiva poiché la polentina mantiene inalterate per lungo tempo le sue proprietà.
Colgo l’occasione per ringraziare Luigi Repetti e Giuliano Passignani che, dall’alto della loro esperienza, mi hanno consigliato la migliore ricetta della polentina, che poi noi de La Voliera , dopo lunga e impegnativa sperimentazione, abbiamo messo in pratica realizzando un prodotto commerciale di qualità, utilissimo per il mio allevamento come per quello di tutti gli altri amici allevatori.

ALTRO: Altri accorgimenti alimentari che seguo durante l’allevamento dei piccoli sono i seguenti: appena si schiudono le uova metto a disposizione dei genitori una linguetta di “FONIOPADDY”, che riempio man mano che si esaurisce, durante tutto il periodo di crescita dei piccoli nel nido; questo piccolo seme combatte in maniera naturale la coccidiosi e rappresenta, insieme ai probiotici, una buona prevenzione naturale contro gli agenti patogeni.
In una mangiatoia a parte tengo sempre a disposizione un pastoncino morbido indicato per l’allevamento e cioè con alto valore proteico e basso contenuto di lipidi (ottimo il “WIMO SOFT BIANCO”, altrimenti “PERLA” o “HERBAVIT”).
Come potete constatare non adopero né verdure di alcun genere (la loro somministrazione durante l’allevamento la ritengo troppo rischiosa e non influisce in maniera determinante sulla crescita dei piccoli; l’appetibilità e i valori nutritivi degli alimenti sono garantiti da tutti gli ingredienti descritti), né uovo sodo (il “BIOPAST” contiene già il 30% di uovo!).
Con l’alimentazione descritta ho la garanzia di una crescita veloce e senza problemi da parte dei pullus, i quali si sviluppano velocemente e in maniera equilibrata ed in breve tempo sono pronti per saltar fuori dal nido. Questo è un fattore importantissimo, poiché più rapida è la crescita dei piccoli e minori sono i rischi di sovrapposizione delle fasi riproduttive da parte dei genitori ed in particolare della femmina: tutto si svolge in maniera regolare, la femmina si appresta a preparare un nuovo nido senza che i piccoli vengano trascurati e risultino deperiti, il maschio dal canto suo si occupa dell’ultima fase di svezzamento della prole.
 

LA SECONDA E LA TERZA COVA

 



Anche questo è un momento delicato che va gestito con molta attenzione per non mettere a rischio la covata successiva. Ho constatato che gran parte del successo della seconda cova dipende da una buon andamento della prima, nel senso che se i piccoli sono cresciuti velocemente, i genitori riescono meglio a gestire la nuova fase riproduttiva senza peraltro trascurare la prima prole.
Non appena i piccoli sono impiumati completamente e si comincia a vedere formata la loro piccola coda (intorno ai 15 giorni di età), la femmina dimostra l’intenzione di riaccoppiarsi e quindi di costruire un nuovo nido; non copre più i suoi piccoli, comincia ad essere agitata e a muoversi per la gabbia con qualche pagliuzza in bocca.
E’ questo il momento di mettere a disposizione della femmina un nuovo nido e materiale per la nidificazione, con abbondante presenza di cotone che distoglie la femmina dal piumino dei primi piccoli evitando che questa li spiumi o gli strappi la coda e ne alteri così il piumaggio.
La femmina costruisce il nuovo nido e si prepara ad una nuova deposizione.
Nel frattempo i piccoli della prima covata, sempre in cerca di cibo da parte dei genitori, cominciano ad uscire dal proprio nido e a svolazzare nella gabbia andando ad occupare anche il nuovo nido appena costruito dalla mamma; è importante tenere pulito quest’ultimo eliminando le feci con le quali i piccoli lo sporcano.
Dopo qualche giorno la femmina depone il primo uovo; è indispensabile sostituirlo con l’uovo finto, così come le altre uova dei giorni successivi, per evitare che i piccoli della prima covata le possano sporcare e comprometterne la successiva schiusa.
Il giorno in cui la femmina depone il quarto uovo, utilizzo di nuovo il divisorio della gabbia isolando, da un lato la femmina, che a quel punto entra tranquillamente in cova, e dall’altro i piccoli della prima covata insieme al maschio che continuerà ad accudirli.
Lascio i piccoli con il maschio fino al giorno in cui la femmina schiuderà le uova della seconda covata; più tempo i piccoli rimangono in gabbia con i propri genitori e più saranno temprati per affrontare il trauma ed il conseguente stress dell’immissione in voliera.
 
Con questo semplice sistema vengono salvaguardate sia la salute dei piccoli della prima cova che le sorti delle uova della seconda!
 
Per l’eventuale terza covata si procede come per la seconda.